Va avanti la questione legata all’azionariato popolare, per il bene di una Sampdoria mai così in crisi come in questa stagione, con il rischio concreto di una clamorosa retrocessione in serie C. Abbiamo fatto una intervista al creatore del progetto dell’azionariato popolare, il noto presidente della Sampierdarenese, il sampdorianissimo Roberto Pittaluga (nella foto con la figlia in Olanda).
Buongiorno Roberto Pittaluga. Cosa l’ha mossa a creare l’associazione “La mia Sampdoria” “a mae Samp” ?
<Con un gruppo di professionisti nella primavera del 2023, nel momento più buio (speriamo) della nostra storia, abbiamo voluto creare un veicolo che potesse partecipare al capitale della squadra per cui tifiamo e diventarne azionista di minoranza>.
E’ qualcosa che in Europa è già diffuso?
<Sì, in Europa la partecipazione dei tifosi all’azionariato popolare è qualcosa già molto presente e in certi paesi addirittura obbligatorio nel senso che le proprietà devono dare rappresentanza ai tifosi>.
Anche in Italia si sta dibattendo sul tema?
<Esatto, è un tema che sta entrando prepotentemente nel dibattito calcistico visto che vi è un disegno di legge in discussione al Senato che se verrà votato introdurrà questo obbligo per le società di calcio>.
Perché potrebbe essere importante questa riforma e quale sarà il ruolo dell’azionista popolare?
<Negli ultimi anni troppi imprenditori avventurieri e gruppi finanziari più o meno credibili hanno utilizzato le società di calcio come veicoli per fare interessi propri gonfiando queste ultime di debiti. L’azionista tifoso per definizione ha un interesse opposto che coincide con la buona gestione della società, insieme a buoni risultati sportivi e alla correttezza sia nella finanza che nel veridicità dei bilanci>.
Negli ultimi anni come sarebbe potuta cambiare la storia della Sampdoria con un azionariato popolare di minoranza forte e composto di persone competenti?
<Intanto un azionariato popolare forte avrebbe posto un argine alla cessione della Sampdoria da parte di uno dei gruppi industriali più importanti del paese ad un soggetto dalle dubbie sostanze che era noto per aver patteggiato una condanna penale per bancarotta. Con un semplice controllo forte e competente si sarebbero evitati tredici anni di disastri>.
Quale rischio potrebbe inglobare l’azionariato popolare di minoranza?
<Non vedo rischi se nasce e si sviluppa in maniera trasparente e autonoma rispetto alla proprietà. Altro discorso se a tesserne le fila saranno le proprietà delle società stesse. In quel caso diventerebbe una pagliacciata>.
Vedete contrasti con altre forme organizzative dei tifosi?
<Assolutamente no in quanto l’azionariato popolare non è alternativo ma complementare alle altre forme preesistenti di organizzazione del tifo. L’azionariato popolare non potrà mai sostituire il mondo ultras e quello dei club che hanno logiche ed obiettivi di breve diversi dall’azionariato popolare mentre nel lungo periodo tendono tutti allo stesso obiettivo: il benessere sportivo e finanziario della propria squadra del cuore>.
Avete avuto modo di incontrarvi con i vertici della società?
<No, abbiamo scritto diverse volte sia a Manfredi che a Fiorella e abbiamo parlato con alcuni pontieri ma allo stato non abbiamo avuto nessun riscontro. Spero davvero che sia solo un ritardo istituzionale e non la mancanza di volontà di incontrare soggetti che vengono visti come un problema invece che un’opportunità>.
Di Andrea Bazzurro